Quando ricevi la notizia di avere un tumore, inizialmente rimani come “sospesa”: si fermano il tempo e il respiro, solo miriadi di pensieri iniziano a viaggiare nella tua mente, al ritmo del cuore che batte all’impazzata. E poi? Poi si tratta di scegliere: lasciarsi andare o lottare per difendere la Vita, in tutti i suoi aspetti. Non solo la vita dal punto di vista fisico, ma anche da quello psicologico, emotivo, relazionale, professionale. Ti ritrovi così a combattere affinché la malattia non distrugga non solo il tuo fisico, ma anche la tua mente, il tuo cuore, la tua famiglia, il tuo lavoro, la tua identità… A combattere sostenuta dalla certezza che Dio non ti lascia sola nei momenti della prova, che c’è Lui ad affrontare tutto, con te, in te e per te, e che “tutto concorre al bene per coloro che amano Dio”. E così, sostenuta da un Dio che è Padre e dalla presenza e dall’affetto dei tuoi cari, trovi ogni giorno la forza per scegliere di lottare e scopri, lottando, che in questo modo ciò che poteva distruggerti si trasforma in spinta vitale. Ma soprattutto, ti scopri “benedetta”, perché circondata da tante persone (familiari, amici, medici…), che combattono in prima linea con te. E impari, piano piano, a scegliere ogni giorno di non vivere nella paura, ma nella gratitudine. A non pensare solo a quello che la malattia “ti ha tolto”, ma ad avere sempre occhi in grado di riconoscere tutto quello che ti è stato donato, nonostante il dolore, la fatica e la sofferenza.
La battaglia è durissima! E lo diventa ancora di più, quando in famiglia ci sono dei bambini piccoli… Quando anche loro, volenti o nolenti, si ritrovano catapultati in uno scenario di lotta. Cosa fare? Coinvolgerli o lasciarli fuori? Inizialmente, l’istinto ti porta a tenerli all’oscuro di tutto, inventando scuse e bugie perché vorresti preservarli dalla sofferenza e dalla paura. Speri di riuscire a mantenere uno “spicchio di normalità.
E invece ti rendi conto che escluderli da quanto sta accadendo li fa sentire disorientati, smarriti, spaventati, perché, per quanto tu ti possa sforzare, non riesci ad evitare i drastici cambiamenti nelle routine, nelle abitudini, nel fisico e nel comportamento: i bambini non ne capiscono il motivo e finiscono col sentirsi responsabili di quanto sta succedendo.
Ma non è facile spiegare a un bambino piccolo ciò che anche noi fatichiamo a capire, a spiegare, ad accettare. Questo libro, nato da un’esperienza personale, vuole essere allora uno strumento per aiutare le famiglie a trovare le “parole giuste” anche quando ti sembra di “rimanere senza parole”. Con la speranza che nessuna donna possa pensare “io non ce la farò mai”, o “io non ce la farei mai”; che ognuna possa accorgersi del bene e del buono che ci circonda, anche in mezzo alle battaglie più dure. Perché non siamo soli, perché l’Amore ci salva, sempre. Perché si vince anche quando si perde. E ringrazio la mia mamma, Chiara, Patty e tante altre donne le cui vite ne sono testimonianza.
Ci sono situazioni difficili da affrontare. Ammalarsi di un tumore è sicuramente una di queste, tanto più se è una mamma ad ammalarsi e se deve parlarne ai figli, ancora piccoli.
Dover spiegare a un bambino quello che succede è senz’altro un’enorme sfida, ma il bambino ha il diritto di conoscere tutto ciò che accade in famiglia. Perché se sperimenta l’accettazione dell’evoluzione delle situazioni, imparerà una grande lezione: i cambiamenti, anche se dolorosi, possono essere affrontati.
Viceversa si sentirà smarrito, senza sicurezze, incapace di chiedere aiuto. Spesso sa, o perlomeno sa “qualcosa”, e un’informazione parziale o imprecisa può preoccuparlo più della stessa verità.
I bambini cercano prima di tutto la verità. Sempre.
Dobbiamo avere fiducia in loro e dobbiamo avere fiducia in noi, nelle nostre competenze di genitori.
Anche se a volte non troviamo le parole giuste.
Ecco allora che una storia raccontata stretti in un abbraccio può darci una mano: un libro può venire in aiuto ai bambini e ai grandi nei momenti di fragilità, può aiutare a riflettere, può incoraggiare ad affrontare paure o dubbi.
I libri accompagnano i bambini nel loro processo di sviluppo fin dai primi mesi di vita e sono strumenti preziosi per la relazione: raccontano, mostrano, sollecitano parole. Durante la lettura il bambino si può soffermare, può elaborare concetti, può porre domande e l’adulto può, con lui, entrare nella storia, rispondere ed emozionarsi. Semplicemente insieme, con un libro e le voci di un grande e di un piccolo che vivono un momento significativo per la loro vita.
Attraverso questo scambio di voce e di ascolto, di lettura, di sguardi e di contatto fisico viaggiano le emozioni, si fortificano la relazione e lo sviluppo cognitivo del bambino.
Questo libro - che ha il valore aggiunto di essere scritto da una mamma che ha vissuto l’esperienza della malattia e del dialogo con i propri figli - offre la possibilità di entrare in contatto con una parte complessa e dolorosa dell’ esistenza, di esprimere e comprendere meglio le proprie emozioni , di avere un tempo speciale e intimo per trovare insieme delle risposte.
Dal momento della diagnosi alla fine del percorso di cura, con parole semplici vengono descritti i cambiamenti che avvengono all’interno della famiglia, le fasi della malattia, gli ostacoli da superare anche con l’aiuto di tanti che vivono intorno alla famiglia.
Pian piano, aiutati dalle immagini che così bene accompagnano il testo, cresce, in un clima di autenticità, la consapevolezza e la fiducia reciproca.
Maria Frigeri, pediatra
Vincitrice Premio nazionale Nati per Leggere 2016, sezione Pasquale Causa
Quando in famiglia arriva la diagnosi di una malattia importante, che inevitabilmente richiama fantasie di morte e dolore, la reazione primaria è quella di nascondere ai minori ciò che sta accadendo, soprattutto se è un genitore ad essere coinvolto.
Il dolore che arriva in casa non può essere comunicato o condiviso con i bambini, ed è un po‘ come se fosse chi si ammala ad essere la causa di questa sofferenza improvvisa. I bambini, nella visione dell’adulto sono spesso fragili e incapaci di poter comprendere ciò che accade, immersi in una propria realtà in cui giocano, lontani dalla quotidianità. È invece opportuno comprendere, da parte degli adulti, che dolore e paure siano conseguenze legate alla patologia stessa e non portate dalla persona malata; tale situazione comporterà una serie di cambiamenti, che modificheranno ineluttabilmente la quotidianità della famiglia e dei bambini.
I minori infatti, a seconda della loro età, hanno la capacità di comprendere e notare i mutamenti che avvengono, anche se non comunicati verbalmente. E‘ quindi importante trovare la modalità corretta per renderli partecipi del percorso di malattia, in modo da dare loro la possibilità di sentirsi sostenuti emotivamente dalla famiglia. In questo modo, i bambini che non hanno strumenti adatti ad affrontare il dolore in giovane età, evitano di ricorrere a risposte autonome che potrebbero provocare eventuali difficoltà emotive e/o comportamentali.
L'affidarsi all'adulto, inoltre, permetterà al bambino di poter sperimentare le proprie emozioni e la tolleranza ad esse rendendolo così capace, in età adulta, di sviluppare la propria resilienza.
Questo libro si pone come una piccola bussola per la mamma e tutta la famiglia, per aiutare ad orientarsi nel percorso di malattia, dalla diagnosi alle cure, in modo da permettere a grandi e piccoli di affrontare insieme questo viaggio.
Laura Berretta, Benedetta Lolli